giovedì 6 gennaio 2011

I signori del ciao

The Village Elder è l'abitante più giovane dell’Obbitu Children Village e chiama noi bianchi “i signori del ciao”. Ogni mattina, quando apre gli occhi, The Elder guarda la sua mamma adottiva e domanda preoccupato se per caso non ce ne siamo andati nel corso della notte. Beh Village Elder, ci siamo quasi perché tra un paio di giorni ripartiremo verso sud, ma tu sei solo un bimbo di tre anni e ora che i tuoi diritti si stanno affermando sei libero di credere alla tua mamma quando ti dirà che torneremo dopo una settimana. Il tempo durerà un po’ più dei nostri canonici sette giorni, ma ora sogna come credi; per me, Antonio, Matteo e Mauro è stato un piacere incontrare la tua discreta curiosità di bambino felice.

Ora è circa l’una di notte a Sololo e siamo appena rientrati in casa dopo esserci regalati il piacere della volta celeste dall’Obbitu Children Village. L’abbiamo apprezzata a fondo solo oggi, a conclusione dei nostri lavori. La stellata qui fuori è disarmante ed è resa ancora più ricca dalla consapevolezza che in questo preciso momento, qui in Kenya, il primo rumore che non fa capo alla natura si sta svolgendo probabilmente a Nairobi, molto molto lontano da noi.

Anche quest’anno Mauro ha messo a segno una serie di colpi che faranno la differenza per la futura vita del Villaggio: ha illuminato il parco, ha reso autonoma la guest-house con un proprio generatore e si è improvvisato in una serie di interventi che spaziano dall’idraulica alla meccanica, senza trascurare il bricolage e i numerosi consigli dispensati per risolvere mille piccoli e grandi problemi pratici.

Antonio è stato leader indiscusso del giardinaggio; la missione cattolica di Sololo ci ha fornito un gran numero di talee e il nostro specialista ha piantato buganville e oleandri in ogni dove. L’esperimento dell’orto credo non abbia fruttato molto: l’ultimo dispaccio dava i giovani pomodori come portata principale nel menù di una qualche bestia grande un micron. L’aspettativa per la gentilina è in discesa, ma il tamarindo è dato vincente.

La quotidianità all’Obbitu Children Village è fatta di costante collaborazione. Dall’ultimo aggiornamento sul blog, io, Matteo e Antonio abbiamo principalmente supportato Mauro nei compiti di elettricista, dando di volta in volta il nostro personale contributo nell’inventare soluzioni economiche, durature ed efficaci davanti ai possibili impedimenti. Così crediamo che il nostro lavoro possa ricalcare la buona impronta lasciata lo scorso anno. Ma noi wazungu all’Obbitu Children Village siamo ospiti di passaggio e la sinergia del gruppo è quasi scontata. Meno scontato è il rapporto con le persone che qui abitano, e in particolare con i bambini.

I bambini residenti nel Villaggio sono molto curiosi nei nostri confronti, ma altrettanto educati e attenti a non invadere i nostri spazi, forse per non voler abbandonare i propri, nemmeno per un istante. Credo che molti di loro stentino ancora a sentir propria la condizione di benessere che hanno trovato qui, come se potesse sparire da un momento all’altro, come è arrivata. Così la nostra presenza è un di più che si somma a una vita quotidiana già appagante. Sono una grande famiglia, con i propri ritmi, le proprie regole e abitudini e sono molto integrati con il territorio di origine.

Dopo capodanno tredici bambini hanno iniziato le scuole ed è stato emozionante osservare i loro volti in questo importante momento. Uno vuole diventare pilota, coraggio! Giocano, ma con il senso della misura che gli trasmettono le mamme adottive; vivono un contesto dove una certa serietà è comunque d’obbligo, se non altro per la durezza della natura che li circonda, ma quando scoppiano a ridere la loro genuinità travolge.

Il rapporto con gli adulti con cui collaboriamo è un po’ più altalenante. A Sololo la vita è declinata al presente e per quanto questa impostazione ci risulti sempre curiosa e affascinante, il nostro desiderio di risolvere i problemi quotidiani e quelli di domani a volte irrompe e cozza con il contesto. Preso atto che il domani qui è un’idea scarsamente radicata, tanti risultati ottenuti dal progetto sembrano a volte un miracolo, altre volte una goccia nel mare.

Negli scorsi due giorni ho visitato i villaggi intorno a Sololo per andare a trovare nelle proprie case sette dei 300 bambini che questo Progetto sostiene. Insieme allo staff di CIPAD abbiamo lavorato sulla corretta gestione dei sostegni a distanza, attività a cui partecipo in Italia con l’associazione Mehala di Merate. Sono soddisfatto del lavoro svolto con i referenti locali e le visite su un campione a sorpresa hanno fruttato alcuni spunti di miglioramento per promuovere l’affermazione dei diritti essenziali per questi bambini.

Ma l’impatto con i veri poveri che abitano un contesto ai miei occhi perlopiù composto da soli poveri è stato forte. Ora posso dire con certezza che anche la goccia che facciamo cadere nel mare fa la differenza per una persona che ha bisogno. Il futuro, i venti e le temperature diranno se questo progetto diventerà una bella nuvola di pioggia.

Kwaeri e una buona notte da Sololo (..e anche Buon 2011 visto che San Silvestro ci ha tenuti lontani dal blog)

PS: ora in guest-house qualcuno russa e fuori la iena ride.

lunedì 27 dicembre 2010

Safaricom: internet karibu

Un debole segnale di rete sorvola oggi l’Obbitu Children Village con punte massime a 236 kb; abbastanza per mandarvi gli auguri e aggiornarvi sulla prima settimana del nostro viaggio.

Siamo atterrati a Nairobi lo scorso 19 dicembre alle 3:30 del mattino. Abbiamo sdoganato in fretta materiale da lavoro e libagioni tricolore per stiparci nella collaudata Peugeot di Jessica verso Kitengela, dove abbiamo trascorso i primi due giorni in Kenya. Il tragitto notturno è stato molto piacevole: la notte si rassegnava all’alba, abbandonando il tentativo di imporre un po’ di fresco. Da qualche parte all’orizzonte ci osservava il Kilimanjaro. A Kitengela abbiamo trovato Maria già in piedi per una giornata nel suo dispensario a favore dei Maasai.

La famiglia Murotto è un ottimo ingresso per il Kenya, soprattutto per chi, come noi, è diretto a nord. Oltre ad essere amici affidabili, Leo e Maria dispensano ottimi consigli e ci raccontano dei cambiamenti del Kenya dal punto di vista di chi ne ha vissuto l’affermazione; ascoltarli è un’esperienza. Mauro è stato impegnato in lunghe disquisizioni tecniche sulla nobile arte dell’arrangiarsi, in cui Leo è maestro. Gli ha strappato vari segreti, tra cui quello per la costruzione di un forno con la terra dei termitai, progetto che presto realizzeremo a Sololo. Antonio ha lucidato il pollice verde con una visita guidata al giardino di Maria; un esperimento in cui ogni pianta ha una ragione particolare per sconfiggere il caldo e l’assenza d’acqua. Io e Matteo siamo stati osservatori attenti e coinvolti e nel frattempo ci siamo riposati e preparati per ripartire.

Prima di partire per il confine con l’Etiopia siamo stati a Nairobi per comprare forniture e cibo. La città è un marasma e gli abitanti sono impegnate in mille attività, spesso invisibili; nei loro volti l’ostentazione di ruoli che non riusciamo a cogliere. L’organizzazione di Nairobi, città già vecchia e povera, contrasta con lo stress di chi la vive e non lascia grandi segni in noi che la attraversiamo di passaggio.

Il 22 dicembre siamo partiti con un matatu per raggiungere Nanyuki, paese sulla linea equatoriale seconda tappa del viaggio verso Sololo. Un tragitto di circa quattro ore attraverso un Kenya che fa un po’ finta di trovarsi in occidente, risultando a volte ridicolo nei contrasti. Il panorama che ci ha accompagnati sulla Thika Road è stato comunque grandioso: una lunga salita in macchina alle pendici del monte Kenya, che abbiamo potuto osservare in tutta la sua grandezza al sorgere del sole. Con il nuovo giorno abbiamo incontrato Robert e, insieme al fidato Jamaa, abbiamo stracaricato la sua Land Rover per entrare nei deserti.

Comprate le ultime provviste, ci siamo lasciati alle spalle Isiolo e siamo entrati nel nord. Prima il deserto del Kaisut, poi l’oasi di Marsabit e quindi le ore nel deserto di pietra del Dida Galgallo, dove due forature hanno cambiato i nostri piani di arrivare in giornata a Sololo. Ma le forature sono state solo un piccolo evento in un contesto più grave. Arrivati a Torbi infatti, dove il telefonino ha vissuto un momento di grazia, siamo stati informati di alcuni scontri in corso a Sololo e abbiamo deciso di fermarci per la notte. Vi invito a cercare Torbi su Google Earth per indovinare in quale dei numerosi quattro stelle possiamo aver pernottato.

All’alba della vigilia di Natale siamo arrivati finalmente a destinazione. Gufu, il nostro referente, ci ha aggiornati sui motivi delle tensioni della notte precedente: qui non pioveva dallo scorso aprile e la poca acqua rimasta ha fatto gola agli agguerriti confinanti etiopi.

Con Natale è però arrivata anche la pioggia e ora ci troviamo rilassati nella guest-house del villaggio. Siamo tutti impegnati nelle nostre rispettive attività e abbiamo sempre intorno i sorrisi dei bambini dell’Obbitu, inesauribili miniere di energia di cui vi racconteremo nei prossimi giorni.

sabato 18 dicembre 2010

Caro amico, cara amica, cari passanti,

Sololo duemiladieci è il blog che utilizzeremo nelle prossime settimane per raccontare l'esperienza che vivremo in Kenya da domani fino al 15 gennaio 2011 come volontari nel Progetto Sololo.

Chi siamo?
Io, lo scrivente, sono Andrea Bollini; il mio ruolo nell'imminente missione sarà di sedicente traduttore e logista. Viaggerò con Mauro Fumagalli, già cintura nera di elettricismo nelle terre aride dal 2009. Insieme a noi quest'anno due nuovi volontari: Matteo Bollini, il mio cugino meccanico, e Antonio Lagala, il vivaista. Benvenuti!

Cosa faremo a Sololo?
Con questo viaggio io e Mauro consolidiamo la collaborazione con C.I.P.A.D., l'associazione locale titolare del Progetto Sololo con cui abbiamo lavorato lo scorso anno quando abbiamo installato l'impianto fotovoltaico all'Obbitu Children Village. Il quartiere oggi è operativo e ci ospiterà per qualche settimana per ampliare l'impianto elettrico, potenziare il sistema di raccolta dell'acqua piovana e ottimizzare la gestione dei Sostegni a Distanza per i 320 bambini coinvolti nel progetto.

Matteo e Antonio ci aiuteranno nelle attività, ma viste le loro specializzazioni, si ritaglieranno dei ruoli esclusivi: Matteo si preoccuperà di rianimare tutto ciò che ha un motore a Sololo (poche cose in realtà, ma ostinate a rompersi), mentre Antonio avrà l'occhio lungo sulle possibilità di avviare un orto sperimentale.

Il nostro aereo partirà domani pomeriggio; una tappa di qualche ora al Cairo e lunedì mattina i -6° che ci hanno svegliati oggi in Brianza saranno un ricordo dimenticato nel clima di Nairobi.

Se non ci hai seguito lo scorso anno e vuoi sapere qualche dettaglio sul Progetto Sololo, sull'Obbitu Children Village e sui Borana, puoi seguire i link segnalati qui a fianco.

Se avete voglia, seguiteci! Connessione permettendo, vi terremo aggiornati. Lo scorso anno ci avete fatto molta compagnia con i vostri commenti.