lunedì 27 dicembre 2010

Safaricom: internet karibu

Un debole segnale di rete sorvola oggi l’Obbitu Children Village con punte massime a 236 kb; abbastanza per mandarvi gli auguri e aggiornarvi sulla prima settimana del nostro viaggio.

Siamo atterrati a Nairobi lo scorso 19 dicembre alle 3:30 del mattino. Abbiamo sdoganato in fretta materiale da lavoro e libagioni tricolore per stiparci nella collaudata Peugeot di Jessica verso Kitengela, dove abbiamo trascorso i primi due giorni in Kenya. Il tragitto notturno è stato molto piacevole: la notte si rassegnava all’alba, abbandonando il tentativo di imporre un po’ di fresco. Da qualche parte all’orizzonte ci osservava il Kilimanjaro. A Kitengela abbiamo trovato Maria già in piedi per una giornata nel suo dispensario a favore dei Maasai.

La famiglia Murotto è un ottimo ingresso per il Kenya, soprattutto per chi, come noi, è diretto a nord. Oltre ad essere amici affidabili, Leo e Maria dispensano ottimi consigli e ci raccontano dei cambiamenti del Kenya dal punto di vista di chi ne ha vissuto l’affermazione; ascoltarli è un’esperienza. Mauro è stato impegnato in lunghe disquisizioni tecniche sulla nobile arte dell’arrangiarsi, in cui Leo è maestro. Gli ha strappato vari segreti, tra cui quello per la costruzione di un forno con la terra dei termitai, progetto che presto realizzeremo a Sololo. Antonio ha lucidato il pollice verde con una visita guidata al giardino di Maria; un esperimento in cui ogni pianta ha una ragione particolare per sconfiggere il caldo e l’assenza d’acqua. Io e Matteo siamo stati osservatori attenti e coinvolti e nel frattempo ci siamo riposati e preparati per ripartire.

Prima di partire per il confine con l’Etiopia siamo stati a Nairobi per comprare forniture e cibo. La città è un marasma e gli abitanti sono impegnate in mille attività, spesso invisibili; nei loro volti l’ostentazione di ruoli che non riusciamo a cogliere. L’organizzazione di Nairobi, città già vecchia e povera, contrasta con lo stress di chi la vive e non lascia grandi segni in noi che la attraversiamo di passaggio.

Il 22 dicembre siamo partiti con un matatu per raggiungere Nanyuki, paese sulla linea equatoriale seconda tappa del viaggio verso Sololo. Un tragitto di circa quattro ore attraverso un Kenya che fa un po’ finta di trovarsi in occidente, risultando a volte ridicolo nei contrasti. Il panorama che ci ha accompagnati sulla Thika Road è stato comunque grandioso: una lunga salita in macchina alle pendici del monte Kenya, che abbiamo potuto osservare in tutta la sua grandezza al sorgere del sole. Con il nuovo giorno abbiamo incontrato Robert e, insieme al fidato Jamaa, abbiamo stracaricato la sua Land Rover per entrare nei deserti.

Comprate le ultime provviste, ci siamo lasciati alle spalle Isiolo e siamo entrati nel nord. Prima il deserto del Kaisut, poi l’oasi di Marsabit e quindi le ore nel deserto di pietra del Dida Galgallo, dove due forature hanno cambiato i nostri piani di arrivare in giornata a Sololo. Ma le forature sono state solo un piccolo evento in un contesto più grave. Arrivati a Torbi infatti, dove il telefonino ha vissuto un momento di grazia, siamo stati informati di alcuni scontri in corso a Sololo e abbiamo deciso di fermarci per la notte. Vi invito a cercare Torbi su Google Earth per indovinare in quale dei numerosi quattro stelle possiamo aver pernottato.

All’alba della vigilia di Natale siamo arrivati finalmente a destinazione. Gufu, il nostro referente, ci ha aggiornati sui motivi delle tensioni della notte precedente: qui non pioveva dallo scorso aprile e la poca acqua rimasta ha fatto gola agli agguerriti confinanti etiopi.

Con Natale è però arrivata anche la pioggia e ora ci troviamo rilassati nella guest-house del villaggio. Siamo tutti impegnati nelle nostre rispettive attività e abbiamo sempre intorno i sorrisi dei bambini dell’Obbitu, inesauribili miniere di energia di cui vi racconteremo nei prossimi giorni.

sabato 18 dicembre 2010

Caro amico, cara amica, cari passanti,

Sololo duemiladieci è il blog che utilizzeremo nelle prossime settimane per raccontare l'esperienza che vivremo in Kenya da domani fino al 15 gennaio 2011 come volontari nel Progetto Sololo.

Chi siamo?
Io, lo scrivente, sono Andrea Bollini; il mio ruolo nell'imminente missione sarà di sedicente traduttore e logista. Viaggerò con Mauro Fumagalli, già cintura nera di elettricismo nelle terre aride dal 2009. Insieme a noi quest'anno due nuovi volontari: Matteo Bollini, il mio cugino meccanico, e Antonio Lagala, il vivaista. Benvenuti!

Cosa faremo a Sololo?
Con questo viaggio io e Mauro consolidiamo la collaborazione con C.I.P.A.D., l'associazione locale titolare del Progetto Sololo con cui abbiamo lavorato lo scorso anno quando abbiamo installato l'impianto fotovoltaico all'Obbitu Children Village. Il quartiere oggi è operativo e ci ospiterà per qualche settimana per ampliare l'impianto elettrico, potenziare il sistema di raccolta dell'acqua piovana e ottimizzare la gestione dei Sostegni a Distanza per i 320 bambini coinvolti nel progetto.

Matteo e Antonio ci aiuteranno nelle attività, ma viste le loro specializzazioni, si ritaglieranno dei ruoli esclusivi: Matteo si preoccuperà di rianimare tutto ciò che ha un motore a Sololo (poche cose in realtà, ma ostinate a rompersi), mentre Antonio avrà l'occhio lungo sulle possibilità di avviare un orto sperimentale.

Il nostro aereo partirà domani pomeriggio; una tappa di qualche ora al Cairo e lunedì mattina i -6° che ci hanno svegliati oggi in Brianza saranno un ricordo dimenticato nel clima di Nairobi.

Se non ci hai seguito lo scorso anno e vuoi sapere qualche dettaglio sul Progetto Sololo, sull'Obbitu Children Village e sui Borana, puoi seguire i link segnalati qui a fianco.

Se avete voglia, seguiteci! Connessione permettendo, vi terremo aggiornati. Lo scorso anno ci avete fatto molta compagnia con i vostri commenti.